“Microcredito e finanza etica, strumenti per battere le disuguaglianze”

Il parere degli economisti. I poveri d’Italia sono soprattutto le persone precarie sui 55 anni d’età e i giovani, in gran parte di Calabria e Sicilia. L’indicatore della disuguaglianza, in queste due regioni, è infatti oggi superiore a quello registrato in Romania e Bulgaria. Ed è aumentato dal 2008 in poi (dati Oxfam)

ROMA – Il dilemma attualissimo sull’utilità o meno di Reddito d’Inclusione sociale (Rei) e  Reddito di Cittadinanza (Rec) viene esaminato dall’economista Mario La Torre, il quale li svincola dalle dinamiche strumentali della politica, li studia come oggetti economici e spiega come il Rec possa fare da ponte verso il microcredito, strumento nato dalla Finanza Etica, ma attivo in Italia per  un’economia sostenibile e inclusiva.

Cinquantacinquenni e giovani del Sud: i poveri d’Italia. I dati Istat 2018 rivelano che il tasso di disoccupazione in Italia, si è abbassato dal 2017, passando dall’11,8% della forza lavoro del Paese, all’11,1%. Certo è, però, che rispetto alla media europea, dopo la Spagna, l’Italia resta la nazione col più alto tasso di disoccupazione. I poveri d’Italia sono soprattutto le persone precarie sui 55 anni d’età e i giovani, in gran parte di Calabria e Sicilia. L’indicatore della disuguaglianza, in queste due regioni, è infatti oggi superiore a quello registrato in Romania e Bulgaria. Ed è aumentato dal 2008 in poi (dati Oxfam). La politica risponde ai drammi sociali di disoccupazione e povertà con due soluzioni di cui poco si sa davvero: Reddito d’inclusione sociale (Rei) e Reddito di cittadinanza (Rec). L’economista Mario La Torre, in questi giorni sul suo Blog “Good in Finance”,  ha scatenato un acceso dibattito su quale possa essere la via per risolvere concretamente le disuguaglianze e l’ha individuata nello strumento della Finanza Etica più promettente e positivo, in fatto di numeri: il microcredito.

Reddito d’inclusione sociale (Rei). Partito il 1° gennaio 2018, il Rei è un sussidio rivolto a chi si trova in particolare difficoltà. È composto da un assegno mensile, con importo variabile secondo il nucleo familiare e da un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo. L’assegno viene erogato per 18 mesi ed è rinnovabile per non oltre 12 mesi, ma tra la conclusione e l’inizio del Rei successivo devono trascorrere almeno 6 mesi. Il Rei è assegnato a chi presenta requisiti di tipo economico (la “prova dei mezzi”) che indichino condizione di difficoltà, e a chi accetta di seguire programmi di integrazione lavorativa e sociale. Il livello minimo per accedere al beneficio è definito da una serie di indicatori che riguardano principalmente il reddito e il patrimonio: reddito individuale e familiare, patrimonio immobiliare e mobiliare.

Reddito di cittadinanza (Rec). Nel tempo, l’idea di Rec ha assunto diversi modelli di applicazione. La sua storia comincia nel 1797, con il filosofo inglese Thomas Paine, che cita questo strumento per la prima volta nel suo volume La giustizia agraria. È stata poi ripresa da filosofi ed economisti di diverse estrazioni politiche e culturali, da socialisti come Joseph Charlier a liberali come Milton Friedman e Friedrich von Hayek. Nella sua accezione classica, il Rec è una prestazione monetaria e, per riceverla, basta essere cittadini (o residenti regolari). Viene dato agli individui (non alle famiglie) ed è distribuito a prescindere da reddito del beneficiario. Non dipende, dunque, dalla disponibilità a cercare un lavoro.

Il microcredito e le sue potenzialità. Il Il microcredito è un prestito di importo ridotto, non superiore a 25 mila euro (estendibile in alcuni casi a 35 mila) volto al finanziamento di iniziative microimprenditoriali da parte di soggetti in difficoltà economica. In Italia, l’Ente Nazionale per il Microcredito (Enm) svolge il ruolo di Cabina di regia del mercato microcreditizio e gestisce l’elenco dei tutor del microcredito. Il nostro legislatore, infatti, per rendere lo strumento efficace in termini di creazione di posti di lavoro, ha reso obbligatoria l’offerta di servizi di assistenza ai beneficiari del prestito.

Il microcredito ha già creato 16 mila posti di lavoro. Secondo l’Enm, ogni microcredito  crea 2,43 posti di lavoro. Gli oltre 150 milioni di euro erogati portano a stimare, pertanto, circa 16 mila posti di lavoro già creati. Dal 2012 al 2017, l’Ente ha raccolto dal mercato 29 milioni di euro, oltre il doppio delle risorse pubbliche stanziate per finanziare le sue attività; ciò a dimostrazione dell’interesse di istituzioni sovranazionali ed investitori privati verso questo strumento ad impatto inclusivo.

I rischi del Rei e l’assistenzialismo. “Il Rei appare un’occasione mancata – spiega Mario La Torre –  Seppure il Rei preveda una linea dedicata ai servizi alla persona,  il sussidio è ancorato ad una attività di autonoma ‘ricerca attiva del lavoro’ da parte del beneficiario. Lo schema di sostegno ha matrice tipicamente sociale, più che microimprenditoriale, e farebbe leva sui Centri per l’impiego che risultano, ad oggi, non preparati a tal fine e necessitano di specifica formazione e apposito coordinamento”. Per renderli adeguati sono stati stanziati circa 1,1 miliardi di euro: 297 milioni per il 2018, 347 per il 2019, e 470 milioni per il 2020”.

Il Rei non sfrutta le potenzialità del microcredito. “Se il Rei fosse stato concepito in continuità con il microcredito – continua il prof. La Torre –  avrebbe potuto generare un impatto occupazionale non trascurabile. Assumendo, prudenzialmente, che anche solo il 50% dei beneficiari del Rei nel primo trimestre 2018 (110 mila) avrebbe potuto essere traghettato al microcredito, applicando il moltiplicatore di 2,43, si sarebbero create opportunità lavorative per 133.650 individui; dato che, su base annua, si traduce in poco più di mezzo milione di nuovi occupati”.

Rec e microcredito: un binomio più concreto. “Il Rec – spiega ancora Mario La Torre –  potrebbe essere l’occasione per riformare il Rei in chiave di job creation. Un modello virtuoso di Rec dovrebbe razionalizzare lo stanziamento previsto per il Rei facendo leva sulla rete già attiva degli sportelli del microcredito (171) e sugli oltre 200 tutor di microcredito iscritti nell’elenco gestito dall’Ente. Si tratta, ovviamente, di una rete da potenziare ma già allenata per creare, in modo proattivo, occupazione. La qualità dei servizi di assistenza risulta fondamentale ed è l’anello debole del REI: su un campione di 844 microcrediti erogati dalle 25 banche convenzionate con l’Ente, è stato registrato un tasso di default inferiore allo 0,5%, ben al di sotto dei tassi medi di mercato registrati per altre categorie di prestito”.

Il Rec dovrebbe essere concepito in un’ottica di file rouge con il microcredito, rappresentando quella misura d’urgenza che traghetti il beneficiario prima verso il microcredito sociale e, a seguire, al microcredito per la microimprenditorialità.

 

Link Intervista: http://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-solidale/2018/05/01/news/_microcredito_e_finanza_etica_strumenti_per_battere_le_disuguaglianze_-195248453/

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