POPOLARE DI VICENZA APPROVA IL BILANCIO 2016

Oltre le perdite, l'impasse

Il bilancio 2016 della Banca Popolare di Vicenza, approvato dal Board a fine marzo, non mette in evidenza le sole criticità della banca, ma pone con drammatica evidenza la necessità di un ripensamento della Direttiva UE sulle risoluzioni bancarie, quanto meno nella sua interpretazione più immediata in vista di un completamento del processo di Unione Bancaria. La perdita di 1,9 miliardi emersa nel bilancio 2016 deve essere letta, non solo nell’ottica delle difficoltà oggettive e strutturali della banca, ma anche alla luce dell’incapacità delle competenti autorità di individuare soluzioni tempestive in grado di interrompere il cortocircuito gestionale in atto. L’impasse sull’alternativa “iniezione di fondi privati – sostegno pubblico” ha, fino ad oggi, determinato, come unico esito, quello dell’incertezza sul futuro della banca, esasperando la dimensione mediatica e la pressione delle forze di mercato, a scapito di una serena strategia di vigilanza.

Il caso Popolare di Vicenza legittima, ancora una volta, la domanda circa la concreta significatività, per il mercato bancario, di distinguere così marcatamente tra “collettivizzazione delle perdite” e assorbimento delle stesse da parte dei soli investitori-risparmiatori: le autorità che regolano il mercato del credito pensano davvero che la fuga di risparmio registrato dalla Popolare di Vicenza (14,4% in meno di raccolta diretta rispetto al 2015) non si ripercuota sul contesto economico di riferimento, estendendo gli effetti negativi oltre gli stakeholder interni alla banca? Chi stima gli effetti diretti ed indiretti sulla collettività delle scelte assunte o rinviate? Secondo quali variabili? Con quale grado di trasparenza? Rimandare l’intervento pubblico è davvero così conveniente in termini di distribuzione delle perdite bancarie?

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