2018: LA BANCA SUL TETTO CHE SCOTTA

Auguri di fine anno dal - e al - sistema bancario

[Il 2018 si apre con precise sfide per il sistema bancario; come in ogni buona famiglia, si brinda invocando i migliori auspici per un capitale maggiore, minori crediti deteriorati, maggiore fiducia dei risparmiatori: ma stiamo imboccando la strada giusta?]

Non si può negare che la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche ci abbia regalato un effervescente finale di anno; una “involontaria volontà” di accompagnare con “botti d’autore” banche, banchieri e risparmiatori al cenone del 31 dicembre.Al netto delle già dibattute osservazioni sull’utilità della “Commissione banche”, rimane, in superficie, un perlage lievemente spento e, in fondo al calice, un po’ di posa che intorbidisce, e mai rallegra, il brindisi. Se nessuno ha torto, od è incorso in mancanze, allora è il sistema in sé che non funziona, e questo dato non può lasciar sereni per il futuro.

Il Governatore Visco, nella sua audizione di fronte alla Commissione, ha detto con chiarezza che nessun controllo può essere pienamente efficace in presenza di comportamenti scorretti e illegali, come pure di una regolamentazione europea sbilanciata, il cui timing di applicazione è stato reso maggiormente intempestivo dal legislatore nazionale. In sostanza, le Authority non possono fare di più, se gli esponenti apicali delle banche ed i legislatori comunitari e nazionali fanno i cattivi e si meritano il carbone nella calza dell’epifania. Quindi, ancora una volta, la conclusione è: sono sempre gli uomini a fare la differenza.

Ed allora, forse, è proprio li che dobbiamo andare a guardare, se vogliamo sperare in un 2018 migliore. Agli uomini delle banche, delle istituzioni, delle Authority.

Tutti gli uomini delle banche

Sotto questo aspetto, il nuovo quadro di regole dovrebbe aiutare. Dal 2015, infatti, sono stati resi più stringenti i requisiti per valutare l’idoneità degli esponenti bancari; le recenti linee guida della BCE hanno ulteriormente definito il quadro, ribandendo, tra l’altro, l’importanza dei caratteri di professionalità ed indipendenza degli amministratori. La stessa BCE, poi, non nasconde una chiara azione di pressione morale sugli azionisti bancari per aumentare il numero degli amministratori indipendenti nei consigli delle banche, come chiave per un fisiologico orientamento alla sana e prudente gestione. Banca d’Italia dal canto suo, come ha ricordato il Governatore Visco, dal 2007 ad oggi, ha posto in essere 75 amministrazioni straordinarie rimuovendo, in alcuni casi – da quando in suo potere (2015) – gli esponenti aziendali, ed inviando più di 1.400 segnalazioni alla magistratura. Dunque, prima ancora delle regole di gestione, quelle della governance. BCE e Banca d’Italia dovranno ancora di più, in futuro, assicurare che amministratori e manager bancari siano compliant con le nuove linee guida. Ma qui occorrono alcune osservazioni: (i) come verrà verificata sul campo l’idoneità degli esponenti bancari? (ii) come verrà esercitata la pressione morale per ottenere una governance in linea con le linee guida? Stringiamo, a titolo d’esempio, l’obiettivo sul solo requisito dell’indipendenza. Il quadro si complica osservando che, per le banche oggetto delle recenti operazioni di salvataggio, tra gli azionisti di riferimento compare lo Stato, ovvero, per le banche di credito cooperativo – prossime all’inaugurazione dei Gruppi – l’esigenza di indipendenza dovrà fare i conti con le pressioni del localismo delle banche socie. Sapranno, dunque, le autorità nazionali ed europee tenere duro contro le pressioni delle forze politiche e quelle delle forze locali? Inoltre, come può la vigilanza, più efficacemente di quanto non abbia fatto fino ad oggi, verificare on going, e nella concretezza, “l’operatività indipendente” degli amministratori all’interno delle banche? Non siamo qui a proporre un altro stress test ad hoc, ma siamo convinti che pochi amministratori supererebbero un semplice questionario a risposte multiple sulla struttura aziendale delle banche che amministrano, sui comportamenti dell’alta dirigenza, sulle pressioni operate dai vertici ai front man delle agenzie, sulle dinamiche all’interno delle singole agenzie. Fattori questi, che non possono essere demandati, nel migliore dei casi, ad estemporanee, e spesso retoriche, operazioni di team building.

Brindiamo, dunque, ad un 2018 con nuove regole sulla governance, ma attenzione a che non rimangano un esercizio cartolare! Il 2018 ci riserva, già dai primi mesi, qualche interessante banco di prova!

 

 

Tutti gli uomini del legislatore

Anche sulla questione legislativa le parole di Visco risultano condivisibili. Non solo appare necessaria una revisione del bail in, ma è doverosa anche una immediata riflessione sulle regole di vigilanza e su quelle contabili. I cambiamenti dell’Ifrs9 entreranno in vigore dal 2018, quelli sulle nuove regole di capitale sono state posticipate a gennaio 2022, ma i cantieri saranno già attivi dal 2018. L’effetto comune sarà quello di un’ulteriore richiesta alle banche di aumentare la dotazione di patrimonio di vigilanza. E’ urgente valutarne la necessità, in termini assoluti e di proporzionalità. In una fase di assoluta incertezza sull’economicità del business bancario tradizionale, il giusto equilibrio tra stabilità ed efficienza, che dovrebbe ispirare il legislatore, sembra ancora lontano. Appare strano poi che, tra le proposte di revisione di Basilea III – soprannominate dallo stesso Draghi “Basilea: end of the game”, sia previsto un alleggerimento dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi operativi, che comprendono quelli da comportamenti illegali: quale coerenza con la maggiore attenzione alla reputation delle banche ed alla protezione degli investitori, al centro, peraltro, dal Regolamento Mifir e dalla Direttiva Mifid 2, che in Italia entrerà in vigore il 3 gennaio 2018? La fine del gioco – se questo è il gioco – è tutt’altro che vicina. Saremo piuttosto costretti a registrare altre ed ulteriori proposte di rivisitazione del quadro di vigilanza, alcune delle quali già sullo sfondo, come quelle riguardanti il trattamento dei portafogli titoli di Stato nei bilanci delle banche.

In alto i calici, dunque, ad un 2018 con nuove regole di vigilanza e contabili, ma occhio al legislatore: con il brindisi non correrà – probabilmente – il rischio di alzare troppo il gomito, ma potrebbe correre quello di tirare troppo la corda, laddove essa è già tesa.

 

Tutti gli uomini delle Authority

A proposito di business bancario e nuove strategie: anche le regole possono fare la loro parte. Perché, allora, faticano tanto a farsi strada le proposte di un green supporting factor e di un social supporting factor nella ponderazione del rischio del credito bancario? Sarebbe un’ottima opzione in favore di nuove imprenditorialità, complementari al classico real estate che, peraltro, tanto pesa nei portafogli degli NPL bancari. Eppure, tali proposte sono li, sui tavoli di lavoro, a decantare già da un po’. Sarà forse, anche in questo caso, questioni di uomini? Se così fosse, la tanto attesa riforma delle Authority europee proposta dalla Commissione UE – in gran parte condivisibile e necessaria – non sarebbe comunque sufficiente. Finchè non ci saranno uomini capaci di conciliare i capital buffer con supporting factors alternativi, non potremo aspettarci molto di più.

Brindiamo, dunque, ad un 2018 che ci porti non solo un semplice trasloco di scrivanie da Londra a Parigi, ed una maggiorazione degli oneri di vigilanza a carico delle banche – da scaricarsi naturalmente sui clienti – ma anche una ricomposizione qualitativa delle rappresentanze nelle varie Authority.

 

Libiamo ne’ lieti calici

Brindiamo, dunque, ad un 2018 di regole più appropriate e di nuovi banchieri open minded, e speriamo che le Authority, la Commissione europea, ed i Governi nazionali esprimano rappresentanti in grado di cogliere le sfide dei mercati con la giusta prudenza, ma anche con quell’apertura intellettuale e le necessarie conoscenze proprie degli uomini d’immaginazione, unica ancora di salvezza in questa fase di regressione culturale e morale.

C’è un tetto che scotta sulla casa del sistema bancario, sulla casa del sistema finanziario, sull’Europa economica e sociale. Brindiamo ma, fintanto che il tetto scotta, restiamo pure a piano terra: li, abitano le regole semplici e comprensibili, gli uomini onesti ed illuminati.

 

 

 

Good or Bad?

Il 2018 sarà un anno di molte novità: alcune nuove regole entreranno in vigore – Ifrs9 e Mifid 2 – altre saranno oggetto di fine tuning. L’augurio è che non valga il detto: “nessuna nuova, buona nuova”.

Sul tetto che scotta sono in molti a camminare; ma alla fine, il rischio è che a camminare sulla graticola saranno, ancora una volta, risparmiatori ed imprese. Il vero augurio è la scoperta di un antidoto a questa profezia.

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